Editoria digitale: quali opportunità per l’informazione?
Quando nel 2005 Arianna Huffington lanciò l’Huffington Post fu accolta da una marea di scetticismo, eppure nel corso del tempo ha dimostrato a tutti coloro che dubitavano del suo modello di business che si sbagliavano, e anche parecchio. Cosa ha reso l’HuffPost un esempio di editoria digitale vincente?
- Una copertura totale: politica, media, business, intrattenimento, living, lifestyle, green, notizie dal mondo, tecnologia, organizzazioni non profit, libri, educazione, religione, viaggi, arte, cibo… qualunque sia il tuo interesse sull’HuffPost troverai ciò che cerchi.
- L’engagement ottenuto attraverso una maestrale gestione di social media e commenti ai post.
Un impegno a lungo termine e la disponibilità di capitale hanno cambiato il modo in cui pensiamo il giornalismo digitale.
Il concetto di fare informazione sul web non è più esclusivamente collegato alla nascita di una miriade di blog che si destreggiano in notizie più o meno interessanti e stimolanti.
Posti di fronte ad un travolgente declino del mezzo stampa, causato soprattutto da un notevole calo dell’advertising, ai grandi editori non resta molta scelta se non quella di fare giornalismo digitale e cogliere le opportunità che il nuovo medium offre.
Fare giornalismo digitale
Molti giornali hanno quindi adottato un approccio web-centrico, secondo cui il flusso di lavoro privilegia la produzione di contenuti per il web e poi la stesura di un testo per l’edizione cartacea.
Si tratta di un grande cambiamento rispetto al vecchio approccio dei giornali degli anni Novanta, in cui le storie erano scritte prima per l’edizione cartacea e poi pubblicate sul web, senza neanche qualche modifica.
The New York Times e Washington Post, per esempio, impiegano continuous news desks con personale dedicato che produce senza sosta le news per la rete.
Il web presenta un contesto competitivo molto diverso rispetto a quello a cui le testate sono abituate, in cui i rivali per l’attenzione dei lettori non sono solo i propri competitor in senso stretto, ma qualsiasi azienda, ente, istituzione presente in rete e che potrebbe offrire ai lettori contenuti più appetibili.
Si richiede, inoltre, un impegno sicuramente molto diverso, come la gestione dei social media e dei commenti agli articoli.
Sebbene solo una piccola percentuale di lettori solitamente commenta qualsiasi notizia o post, ogni commento, ogni feedback è un’importante opportunità per realizzare engagement e creare un vero e proprio rapporto con i propri lettori.
Quelle che prima erano le ‘lettere all’editore’, oggi sono i commenti sul sito o le reazioni sui social network. Oggi più di ieri, il processo di vita di un articolo non si chiude con la sua pubblicazione, ma anzi è da lì che nasce un’altra fase, quella collaborativa che prevede commenti e contributi da parte dei lettori.
Cosa è previsto per il futuro?
Oggi si sta delineando un ulteriore modello di business, i cui pilastri sono il mobile e il crowdfunding.
Pensiamo a Medium, l’azienda del fondatore di Twitter Ev Williams, che permette agli scrittori di pubblicare senza dover vedere il proprio lavoro soggetto a revisione.
Una piattaforma per molti, piuttosto che una gabbia dorata per pochi è la risposta al fatto che mentre la tecnologia avanzava, fornendoci nuove piattaforme e nuovi strumenti per la condivisione, i produttori di contenuti non sono riusciti a stare al passo.