I teenagers e il mondo digitale
Quanti sono davvero i Nativi digitali? Solo il 37,54% dei teenagers europei, usa con elevata competenza MSN e Skype, naviga con disinvoltura nei social network e scarica musica, film, foto con il cellulare. Il 24,82% è ancora Tv-mediale (soprattutto in Italia), mentre il 25,09% usa la Tv via cavo e Internet (paesi dell’Est) solo la Lituania e Belgio arricchiscono la dieta con radio e videogiochi (12,54%).
La fotografia giovani e tecnologie é stata scattata dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza Università di Roma, nell’ambito della ricerca europea “On Air. The European Project on Media Education” elaborata all’interno del programma Europeo Comenius.
Il progetto, i cui risultati sono stati presentati oggi a Roma presso il Centro Congressi della Facoltà, ha coinvolto 6 paesi europei: Italia, Belgio, Polonia, Romania, Bulgaria e Lituania, intervistando ragazzi dagli 11 ai 16 anni e insegnanti di scuole di diverso ordine e grado.
Ogni paese sembra caratterizzato dal consumo di un medium rispetto agli altri, anche se lo scarto non è altissimo. Ad esempio, in Belgio predomina l’autoradio (78,2%), nella Bulgaria il videogioco on line (72,8%), in Italia la tv broadcasting (56,5%), in Lituania la stampa on line (64%), in Polonia e in Romania la tv via cavo (61,5% e 54%).
Il focus su cui si concentra la ricerca è il rapporto fra i teenagers e mondo digitale, con un’attenta analisi non solo sulle abitudini di consumo, ma anche sul grado di consapevolezza percepito, le motivazioni di utilizzo e il valore affettivo attribuito alle singole tecnologie.
Fra i risultati emerge che i teens sembrano geneticamente predisposti a intelligenze connettive, alla reticolarità e alla multiformità dei gesti e dei pensieri; questa loro potenzialità, tuttavia, è limitata da un paniere di variabili socioculturali che vincola e ridimensiona lo sviluppo neurologico e di comportamento.
A ciò si aggiunge l’evidente gap intergenerazione rispetto alle nuove tendenze digitali: gli adulti sono più tradizionalisti e monomediali, mentre i giovani più mobili e tecnologicamente flessibili. Inoltre, si evidenzia un divario profondo fra politiche europee e le scarse opportunità di sviluppo della Media Literacy a livello locale.
Secondo alcuni studiosi, la relazione spasmodica con le tecnologie può indurre a uno sbilanciamento del pendolo della socializzazione sull’io, a una forma esagerata di individualismo con cui non si intende un rapporto isolato o solitario, quanto la tendenza a leggere il medium come semplice protesi espressiva del proprio ego.
“Questo utilizzo sproporzionato, per appagare un desiderio di onnipotenza – precisa Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione – induce inevitabilmente a un’iposocializzazione, perché regala l’illusione di soddisfare il senso di integrazione, di attivismo, di flessibilità attraverso una continua moltiplicazione delle chance di vita attraverso il digitale; questa stessa illusione diventa rischiosa perché infinitamente autopoietica”.