Il brand journalism non è solo giornalismo, è una grande opportunità
Per brand journalism (traducibile in italiano con giornalismo d’impresa), s’intende quel tipo di giornalismo che si occupa della comunicazione di tutto ciò che ruota attorno a un marchio (brand) con lo scopo fondamentale di informare i lettori sulla storia dell’azienda attraverso gli strumenti e le regole proprie del professionista che opera nei mass media.
Una definizione che immediatamente pone un problema non di poco conto: il giornalista, in considerazione delle norme deontologiche che regolano l’attività in Italia, può occuparsi di un marchio, o meglio, può scrivere su di esso, anche in maniera continuativa, facendo parte della redazione del relativo magazine, senza incorrere al divieto di confondere il messaggio informativo con quello pubblicitario, come previsto dalla Carta dei Doveri del 1993?
La risposta? Sì, senza ombra di dubbio.
Come spiegato al meglio in Brand Journalism, il libro edito dal Centro di Documentazione Giornalistica e dedicato alle nuove opportunità per i professionisti dell’informazione, infatti, il brand journalist non si occupa della comunicazione di un bene o servizio del marchio ma della sua storia e dell’elaborazione di notizie che lo riguardano. In poche parole, il giornalista non vende alcunché (al contrario del content marketing), ma comunica storie, informando i lettori e offrendo in questo modo un servizio di pubblica utilità.
Il brand journalism, quindi, è giornalismo, convinzione rafforzata, ad esempio, dalle parole di Thomas Scott, uno dei pionieri del giornalismo d’impresa, appartenente al team di www.brandjournalism.comSi tratta di un altro tipo di giornalismo, così come esiste il giornalismo politico, quello sportivo, ecc. Perfino i post pubblicati su Facebook che raccontano gli eventi che avvengono in un quartiere è giornalismo“.