Il ceo del Guardian: il mio giornale non può sopravvivere solo nel Regno unito, la sfida è globale. Entro 10 anni fine dell’edizione cartacea
Il verdetto sembra lugubre, “il mio quotidiano non ha un futuro nel Regno unito”. Questa è la sintesi dell’intervista ad Andrew Miller, ceo del Guardian media group rilasciata al New Yorker. Ma non rende giustizia al lungo articolo, leggibile anche online, nel quale il ceo esprime la sua idea di espandere a livello globale il giornalismo investigativo della sua testata. Eppure i soldi a disposizione stanno finendo.
In Uk c’è sovrabbondanza di quotidiani e la Bbc è onnipresente. Secondo Miller “Un Guardian senza carta potrebbe essere realtà già nei prossimi 5-10 anni”. Anche Alan Rusbridger, l’editore, è della stessa linea, ma pensa a limitare la stampa solo ad alcuni giorni della settimana, in linea con il nuovo prodotto editoriale “We own the weekend”, lo speciale del fine settimana prodotto dal Guardian e dall’Observer (entrambi appartengono allo stesso gruppo).
A guardarle più da vicino, quelle d Miller e Rusbridger, non sono speculazioni: il Guardian è ormai una testata mondiale, e va molto bene online: ha 84 milioni di utenti unici ogni mese, che ne fanno il terzo sito di notizie al mondo. È preceduto solo dal New York times e dal Mail online. Invece l’edizione cartacea, limitata al Regno unito, non se la passa tanto bene. Secondo le stime di Rusbridger entro la fine del decennio il quotidiano fondato nel 1821 potrebbe perdere anche il suo ultimo lettore dell’edizione cartacea.
Ma come essere sostenibili? Miller spiega che, a differenza delle altre testate, il Guardian non ha bisogno di fare profitti. È una fondazione e finché il trust che finanzia il giornale garantirà la liquidità non ci saranno problemi. Il paywall non è fuori discussione, ma non vuole che il giornale diventi un prodotto di élite, mentre l’ideale del quotidiano è sempre stato: avere un pubblico ampio e avere influenza a livello internazionale. (fonte: www.primaonline.it)