Il partito è social: così Twitter cambia la comunicazione politica
In principio era l’agorà, la piazza principale della polis, il luogo prediletto dai politici per tenere comizi e conquistare gli elettori. Con l’arrivo dei mass media la politica si è spostata prima in radio e poi in tv, con programmi che radunano ministri, candidati, opinionisti e in cui si cerca – si spera – di mostrare agli spettatori quale sia il punto di vista del politico di turno su un dato argomento.
Ma non c’è modo migliore di conoscere una persona di leggere cosa scrive su Twitter. Eh sì, perché il social che cinguetta è il mezzo prediletto per esprimere la propria opinione e bisogna farlo in solo 140 caratteri, con risultati interessanti.
Negli Stati Uniti, Twitter ha avuto un ruolo centrale già nella prima campagna presidenziale di Obama – era il lontano 2008 – e da allora sempre più membri della classe politica statunitense hanno utilizzato i social network per comunicare con li elettori.
E come dimenticare il tweet con cui Obama ha celebrato la sua seconda vittoria e che ha detenuto per molto tempo il record di tweet più condiviso – fino al Selfie da Oscar condiviso quest’anno.
Four more years. pic.twitter.com/bAJE6Vom
— Barack Obama (@BarackObama) 7 Novembre 2012
Anche i politici italiani, alcuni in ritardo altri meno, hanno compreso l’importanza dei social network come strumento bidirezionale, che consente agli elettori di interagire con chi tiene le redini della democrazia.
La politica italiana è diventata ufficialmente social con le elezioni del 2013, con l’inatteso successo del Movimento Cinque Stelle e del suo leader Beppe Grillo che ha da sempre sfruttato il potere comunicativo del web. Da allora, Twitter sta diventando il principale strumento di comunicazione politica online.
Quali sono i partiti italiani più social?
Essere presenti su Facebook e Twitter non è abbastanza. Avere molti fan non significa nulla non si è in grado di interagire con loro. Ecco perché è importante considerare non solo i partiti e i politici con più fan e follower, ma quelli che dimostrano padronanza del mezzo.
M5S e PD hanno, ad esempio, un buon livello di attività che dimostra lo sforzo nell’utilizzare i social network nel modo giusto. La comunicazione del Movimento Cinque Stelle è di tipo autoreferenziale, mentre il PD ha un buon following che però menziona troppo poco. Il PDL riceve molte più menzioni degli altri politici, che però non ricevono risposta.
I politici che, singolarmente, possono essere presi da esempio sono Matteo Renzi, Nichi Vendola e Luigi De Magistris. Se i primi due si fanno notare per la cura con cui pubblicano sulla propria fanpage, il terzo deve l’attività sulla pagina Facebook soprattutto ai fan che scrivono, commentano e postano link. Il sindaco(?) di Napoli è però molto attivo su Twitter.
Non mancano gli epic fail. Quelli più interessanti arrivano da Maurizio Gasparri, il quale sembra proprio non essersi reso conto che ciò che scrive è pubblico. Il vicepresidente del Senato della Repubblica usa Twitter soprattutto per insultare, ma bisogna dargli atto la sua attività e l’attento monitoraggio ai tweet in cui viene menzionato.
Cosa devono – e non devono – fare i politici sui social network
Gestire i social media e capirne le opportunità e i rischi non è semplice. Per un politico sbagliare un tweet o un post può essere fatale, proprio come per i brand. Ecco qualche consiglio su come essere presenti in rete senza sbagliare!
- Chiedere aiuto ad un professionista. I social vanno maneggiati con cura.
- Ideare una strategia e assicurarsi di avere il tempo, le risorse e la capacità per seguirla.
- Monitorare la propria reputazione online.
- Curare il proprio profilo graficamente e aggiornarlo con costanza.
- Essere sé stessi, mostrare ai lettori una parte che non conoscerebbero in tv o ai comizi.
- Non essere troppo autoreferenziali. Anche condividere una canzone può fare la differenza.
- Non limitarsi ad esprimere la propria opinione, ma rispondere ai commenti generati dalla discussione.
- Parla in modo semplice e didascalico.
- Se si commette un errore non avere timore di ammettere lo sbaglio.
- Non utilizzare i social media se non si è pronti.