Il web conquista il Premio Pulitzer: perché il giornalismo di oggi è un'altra cosa

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Era il 2009 quando il Premio Pulitzer apriva le porte al web. Un anno rivoluzionario per l’editoria digitale.

Oggi, a tre anni di distanza, proprio il web si aggiudica il premio più ambito per il giornalismo mondiale. I vincitori, David Wood dell’Huffington Post e Matt Wuerker di Politico.com, hanno conquistato il Pulitzer grazie al loro lavoro online, dando un riconoscimento ufficiale a un ramo del giornalismo forse troppo sottovalutato.

Ma prima di fare qualche considerazione, conosciamo i due vincitori: David Wood, 66 anni e inviato di guerra, ha scritto numerosi reportage per molte testate Usa e ha vinto il premio “National reporting” per alcuni articoli pubblicati sul blog di Arianna Huffington, diventato (dal 2005 ad oggi) una delle testate online più autorevoli. Il reportage vittorioso si intitola “Beyond the battlefield” e racconta la vita di quei soldati che sono tornati dalla guerra gravemente feriti. Matt Wuerker è invece un vignettista del sito Politico.com, creato nel 2007 in Virginia e dedicato alla politica interna. Le sue vignette, ironiche e divertenti, hanno conquistato il premio migliore che esista nel giornalismo.

Due professionisti che vivono per raccontare il mondo online, quindi. I loro lavori, stimati e seguiti da un vasto pubblico, hanno un valore che può e deve essere paragonato a quelli che girano nell’editoria offline. Perché l’assegnazione di questo premio ha suscitato così vaste reazioni e sorpresa?

La risposta si trova nel ritardo con cui il Pulitzer ha aperto al mondo del web: il 2009. Se ci pensiamo, il giornalismo online ha una data ben più remota, ma solo tre anni fa ha avuto un accesso ufficiale a un premio di prestigio. Forse è fin troppo evidente il fastidio che (a volte) il web journalism provoca nei confronti di chi questo lavoro lo svolge da anni dentro una redazione offline: basta guardare le ultime polemiche affrontate nel caso dei social network, che molti giornalisti non hanno ancora imparato a usare adeguatamente. La risposta sembra dunque essere quella di tenere distante il web e criticare quanto più possibile chi ci lavora. Una mossa ingiusta e, permettetemi, poco furba.

Internet, per quanto possiate faticare ad ammetterlo, è il futuro. Non solo il marketing ha imparato a girare nei meandri del web e a sfruttarne le potenzialità, ma anche la scuola, la scrittura, lo shopping e chi più ne ha, più ne metta. Cosa bisogna fare, dunque, eliminare l’editoria offline? Certo che no, sarebbe solo un male e non è la soluzione ideale. Quello che però bisogna fare è imparare a convivere e a dare il giusto peso professionale a entrambi i rami. I social network non sono un danno, così come non lo è un computer. La viralità di un testo è una cosa buona sia che avvenga attraverso i normali quotidiani, sia che si diffonda grazie a un blog o un sito web.

Quella che conta è la professionalità con cui viene svolto un lavoro. La sicurezza delle fonti, la veridicità di ciò che si dice, le fonti originali da tenere sempre a mente: tutte regole che devono valere sia nella carta stampata che nel web.

Non perdiamo di vista una professione che deve già fare i suoi conti con le normali regole burocratiche che la regolano. Complimenti ai vincitori del premio Pulitzer e una speranza: vedervi numerosi al Festival del Giornalismo di Perugia, che si terrà dal 25 al 29 Aprile!

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