Se il bitcoin ti aiuta in caso di catastrofe

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Si chiama Helperbit e intende veicolare attraverso la tecnologia blockchain e i bitcoin il sistema delle donazioni alle persone e alle associazioni che operano nei territori colpiti da catastrofi naturali. Ne parlo con Guido Baroncini Turricchia, creatore del progetto, co-fondatore della Bitcoin Foundation Italia e membro di Coin Capital. Il vantaggio principale sta nella traccibilità delle donazioni che verrebbero indirizzate verso persone e associazioni specifiche, spiega Guido nell’intervista che potete ascoltare nel podcast. Inoltre verrebbero donati bitcoin che verrebbero in prima battuta convertiti in euro e successivamente riutilizzati come valuta matematica aiutando gli operatori locali a adottare questo sistema di pagamento per i beni di prima necessità.
Il team è al momento alla ricerca di un finanziamento per poter lavorare sullo sviluppo della versione alpha. Chiunque può partecipare alla fase di test lasciando la propria mail nell’apposito formulario che c’è sul sito.

La custodia dei dati personali è invece la missione di Dr-Jack, dispositivo creato dal FabLab Catania che, dopo una campagna di crowdfunding si appresta a affrontare il mercato a partire da settembre. Si perché come dice Giorgio Corriera nell’intervista, chiunque al momento può pre ordinare Dr Jack a soli 39 euro (se siete interessati mandate una mail a questo indirizzo per avere tutte le informazioni). Grazie a Dr Jack chiunque può custodire informazioni sensibili in un dispositivo che funziona solo se collegato a uno smartphone attraverso il jack audio. Questo lo rende autonomo dal punto di vista energetico e garantisce la sicurezza dei dati custoditi all’interno. Per accedere alle informazioni è necessario avere l’applicazione sul proprio smartphone e non è necessario che sia quella del proprietario del dispositivo. Questo fa di Dr Jack un ottimo custode di tutte quelle informazioni che possono risultare vitali in caso di emergenza.

I ragazzi di Snuplace stanno invece cercando di declinare il coworking in chiave casalinga. Perché un freelance dovrebbe aver bisogno di una scrivania in un ufficio quando potrebbe invece essere ospitato in casa di qualcuno che magari deve far fronte a delle spese di affitto troppo alte? Il portale nasce proprio da questo bisogno e i ragazzi hanno avuto questo problema quando hanno iniziato a lavorare al progetto. Me lo racconta Mario Fanari, uno dei fondatori di questa startup che per i prossimi mesi si dividerà tra Milano e Cagliari per sviluppare il progetto. La deadline è settembre, quando il progetto sarà online e partiranno gli affitti delle prime postazioni.

Due parole su Start Me Up:

C’è un sud in movimento e con Start Me Up lo racconto in radio: un appuntamento settimanale che cerca di mettere in risalto i progetti e le storie di chi scommette sulla propria idea e la porta avanti. Ho scelto la radio perché l’ho sempre reputato il mezzo a me più congeniale ed è quello che permette di creare connessioni con più facilità. Sono di Messina, ma non ho mai immaginato un programma incentrato solo sulla mia città. Sin dall’inizio l’intento era quello di raccontare quello che succede da Roma in giù, cercando di fare rete con le altre città del Sud Italia.

Se fino a un anno fa, conducevo il programma in una radio locale messinese, dallo scorso novembre posso contare sul supporto di Spreaker e Keedra, che mi danno una mano a essere presente con un podcast on-line ogni settimana.

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