Web Content, cinque modi per promuoverlo o bocciarlo

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Su internet, ogni giorno, vengono pubblicati milioni di contenuti (post) su siti che si danno il compito più o meno appropriatamente di informare i lettori, o meglio di soddisfarne la sempre più crescente sete di notizie da condividere sui social media (Facebook, Twitter e compagnia bella).

Di conseguenza, la figura del web journalist (che non è il “mero” giornalista ma quello che sa scrivere la notizia in chiave internet) è sempre più ricercata dalle testate giornalistiche, sia da quelle tradizionali e generaliste che da quelle che fanno capo ai brand (del cui boom se ne occuperà il libro ‘Brand Journalism’, edito dal Centro di Documentazione Giornalistica, presto in libreria).

Come si fa, però, a distinguere (e valutare economicamente) un web content buono da uno scarso?

Ecco i cinque criteri più significativi, da seguire o da imporre a seconda se siate giornalisti (freelance) o editori (committenti):

1. Lunghezza: l’articolo è scarso se composto da 200 a 300 parole; è buono se contiene da 400 a 600 parole.
2. Originalità: l’articolo è scarso se il contenuto è il classico ‘copia e incolla’. Il duplicato, infatti, può ‘ingannare’ i lettori ma non Google: è risaputo che il motore di ricerca dia un posizionamento migliore ai contenuti originali, mentre penalizza quelli che riciclano testi altrui.
3. Ricerca: l’articolo è scarso se l’autore si ferma a un’unica fonte, senza citazioni e riferimenti ad altre (soprattutto con link in uscita e immagini per approfondire).
4. Correttezza: l’articolo è scarso se presenta refusi o peggio evidenti errori grammaticali o sintattici. Rileggere almeno due volte è fondamentale (anche ad alta voce) prima di pubblicare.
5. SEO: l’articolo è scarso se non tiene in considerazione i principi fondamentali per renderlo appetibile ai motori di ricerca, come la lunghezza del titolo e della descrizione e la densità delle parole chiave, finanche nel permalink.

Il rispetto o meno di questi cinque punti determina, dunque, il discrimine tra un contenuto buono e uno pessimo e, inoltre, genera o sopprime la capacità dell’articolo di generare un coinvolgimento sui social media (engagement), fondamentale ormai per la diffusione del testo sulla principale sorgente di traffico (oltre Google, naturalmente).

In sintesi, quindi, un bravo giornalista del web deve:

1. Creare un articolo originale e grammaticalmente e sintatticamente corretto.
2. Scrivere dalle 400 alle 600 parole.
3. Fare in modo che l’articolo sia ‘Seo Friendly’.
4. Inserire link e/o immagini per l’approfondimento di quanto esposto.

Qualche altro consiglio da aggiungere? Dite la vostra!

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